STORIA         

Recentemente una Bugatti Royale é stata battuta in un' asta di Sotheby , a Londra, per una cifra superiore a 18 miliardi di lire. E questo ha definitivamente consacrato il mito del suo costruttore: Ettore Bugatti, milanese trapiantato in Francia, pioniere nella costruzione di automobili. Dopo aver lavorato per il barone de Dietrich per la Mathis e per la Deutz, Bugatti si mise in proprio nel 1909, trasferendosi in una fabbrica abbandonata Molsheim, in Alsazia allora in possesso della Germania e passata poi alla Francia. Nell'arco di 30 anni, la Bugatti produsse una serie di fortunate vetture da corsa, sportive e da turismo. Bugatti si basò su un unico disegno di telaio nel quale erano incorporate le sospensioni, in realtà il telaio risultava più flessibile nelle stesse molle che erano molto rigide. Le sospensioni posteriori erano a quarto d'ellisse e collocate alla fine del telaio. Bugatti mantenne questo schema pressochè invariato nel corso degli anni. Fu molto criticato per questo, per il suo rigido rifiuto dei motori a sei cilindri e per la sua tardiva adozione di motori sovralimentati e del doppio albero a camme in testa. Ciononostante le sue auto erano generalmente molto leggere, affidabili e potevano rapidamente essere impiegate in diversi tipi di competizioni. Alcuni ammiratori di Bugatti affermano che esisteva un unico modello di Bugatti, sebbene i motori e i telai venissero ritoccati secondo le richieste di mercato.

Certo Bugatti era un conservatore. Il modello Brescia Tipo 13 rimase in produzione per 16 anni, dapprima 2 litri a 8 cilindri durò 13 anni, mentre la Tipo 35 e le sue discendenti furono commercializzate dal 1922 al 1935. Il modello 4 cilindri tipo Brescia fu abbandonato nel 1926 e quindi i motori 8 cilindri in linea con albero a camme singolo presero il sopravvento dal 1922 fino alla fine del decennio. Verso la fine degli anni '20 la fama di Bugatti raggiunse il suo apice: ed era assolutamente giustificata visto che le sue vetture continuavano a vincere corse in tutto il mondo. Trasferì su scala industriale la sua produzione di  Molsheim, rendendo le vetture più grandi e potenti di prima, e dedicandosi ad altri prodotti collaterali come motori per areoplani e locomotive.

Il suo modello più sensazionale fu la enorme Tipo 41 Royale che sperava di vedere alle case reali d'Europa, per la quale era prevista una produzione di 25 pezzi; le famiglie non si mostravano interessate e alla fine furono prodotte solo 6 auto. Gli altri modelli ad 8 cilindri (in particolare le 46, 50, 57) ebbero motori più piccoli e rifiniture meno elefantiache e tutte raggiunsero grande successo e fama. Comunque, all'inizio degli anni 30 la reputazione di Bugatti nell'ambiente delle corse cominciò a declinare, le sue macchine non erano più tecnicamente competitive e si vendevano soltanto grazie al nome. L'introduzione di alcuni sofisticati motori a doppio albero a camme in testa (sia nelle corse sia su strada) riportò in auge la scuderia, mentre l'uso del mastodontico motore della Royale da parte delle ferrovie francesi diventò il fatto del giorno.
La Tipo 57 (1934/1939) era una bellissima macchina, nonostante mancasse di sospensioni anteriori indipendenti e di molte altre innovazioni ormai accettate.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale lo stabilimento di Molsheim, vicino al confine tedesco, dovette interrompere la produzione. Dopo il 1945 solo sporadici e insicuri tentativi vennero intrapresi, la marca Bugatti cessò di esistere negli anni '50 ma ora potrebbe tornare nel mercato.

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