1. ne l'alpe: in alta montagna.
3. per pelle talpe: le talpe attraverso la membrana che vela i loro
occhi.
7. e fia: e la tua immaginazione sarà facilmente disposta ("
leggera ") a comprendere come...
9. che già: che già era al tramonto.
13. O imaginativa: o fantasia, che talvolta così ci astrai da noi
stessi, che anche se intorno ci suonano mille trombe
non ce ne accorgiamo, chi ti accende se lo stimolo non ti viene
dai sensi? Ti accende (" Moveti ") una luce celeste o per virtù
propria o per volere divino, che la scorta (" scorge "), cioè
l'accompagna.
19. De l'empiezza: nella mia fantasia ( " imagine " ) apparve la
figurazione ( " orma ") di Progne (cfr. c. IX, n. 15).
22. ristretta: concentrata in sè, ché dall'esterno non poteva venire
cosa che fosse da essa accolta (" ricetta ").
26. un: è Aman, ministro del re di Persia, Assuero, il quale, adirato
contro Mardocheo, tramò la morte sua e di tutti i Giudei. Ma la
regina Ester, nipote di Mardocheo, denunciò al marito Assuero i
piani dello scellerato ministro e Aman fu crocifisso sullo stesso
strumento di tortura da lui preparato per Mardocheo.
30. intero: integro.
32. bulla: bolla cui manchi la pellicola d'acqua sotto la quale si è
formata.
34. una fanciulla: è Lavinia, figlia del re Latino e della regina
Amata. La madre, per ira contro Enea, che non voleva accettare
per genero, si uccise.
38. lutto: piango (dal lat. luctus) per la tua morte, prima che per
la morte di Turno ("altrui"). Turno, re dei Rutuli, era promesso
sposo di Lavinia.
40. di butto: di botto, improvvisamente. .
42. che fratto guizza: che, pur interrotto, ancor serpeggia nelle
membra, prima di scomparire interamente.
51. se non si raffronta: se non trovandosi di fronte al suo oggetto,
cioè all'Angelo che ha rivolto l'invito.
52. grava: opprime, e per troppo fulgore ( " soverchio " )
nasconde la sua forma.
54. mancava: era inadeguata.
58. sego: seco, con sè stesso. Ché colui il quale vede ciò che
bisogna fare (" l'uopo ") e aspetta d'essere pregato, già si mette
malignamente in atteggiamenti di rifiuto ( " al nego " ).
63. se 'l dì non riede: se il giorno non ritorna. E' impossibile
procedere nel Purgatorio durante la notte (cfr. c. VII, 44).
68. e ventarmi nel viso: l'angelo cancella un'altra P. Le parole
muovono da Matteo V,9: "Beati pacifici, quoniam filii Dei vocabuntur".
71. che lo notte segue: ai quali vien dietro la notte.
73. virtù: la forza di procedere.
77. affissi: come approdati.
82. offensione: peccato, che è offesa a Dio.
86. quiritta: proprio qui (cfr. c. IV 125) si espia (" si ristora ")
l'amore del vero bene, cui è mancata la sollecitudine dovuta ("
scemo del suo dover"). E' il peccato d'accidia.
90. di nostra dimora: della sosta notturna.
93. o naturale o d'animo: il primo è l'amore innato, istintivo, cioè
determinato dalla natura; e poiché " ciò che viene dalla natura,
viene da Dio " (cfr. Mon. III, XIV, 2) non può mai errare. L'altro
è l'amore razionale, soggetto ad errare in tre modi : " per malo
obietto ", cioè per essere rivolto ad oggetto riprovevole (superbia,
invidia, ira) o "per troppo... di vigore " cioè per eccessivo
interesse ai beni del mondo (avarizia, gola, lussuria) o " per poco di
vigore " cioè per quella freddezza verso il sommo bene che
costituisce il peccato d'accidia. Quando l'amore razionale è ben
diretto verso il " primo " bene, Dio, e verso i " secondi ", i beni
mondani, è moderato (" sé stesso misura "), non può esser causa di
peccato (" mal diletto "); ma quando volge al male o pecca per
eccesso e per difetto, la creatura (" sua fattura ") si volge contro il
creatore (" 'l fattore ").
106. Or, perché mai: ora, poiché l'amore non può mai rimuover lo
sguardo dal bene (" salute ") del soggetto (" subietto ") cioè della
creatura che prova il sentimento, le cose sono sicure (" tute ", cfr.
lat. tutus), cioè al riparo, dall'odio verso sè stesse: e poiché non si
può concepire (" intender ") alcun essere separato e per sè stante
dall'Essere primo, Dio, ne consegue che ogni creatura (" effetto ",
cfr. c. XI, 3) è tagliata fuori ( decìso cfr. lat. decìdo) dalla
possibilità di odiare Dio (" quello ").
112. Resta: dato che nessuna creatura può odiare sè stessa o Dio,
rimane, se la mia classificazione è giusta, che il male che si
desidera (" che s'ama ") è rivolto soltanto al prossimo; e tale
amore del male del prossimo nasce in tre modi nella vostra
natura, nel fango (" limo ") di cui siete impastati.
115. E' chi: c'è chi spera di eccellere per il fatto che il suo vicino
sia da lui umiliato (" soppresso ") e solo per questo desidera che
quello decada dalla sua grandezza. E' il peccato di superbia. C'è
chi teme di perdere autorità, favore, onore e gloria a causa di altri
che salga più in alto di lui, per cui si rode (" s'attrista ") tanto, che
augura il contrario, cioè l'insuccesso, al suo rivale. E' il peccato
d'invidia. E c'è chi, per un'offesa ricevuta (" ingiuria "), sembra
che s'offenda (" ch'aonti ") sì che non aspiri ad altro che alla
vendetta; e, ridottosi cosi ( " tal " ), gli è necessario approntare il
male al prossimo. E' il peccato d'iracondia.
124. di sotto: nei primi tre gironi del Purgatorio.
126. con ordine corrotto: in disordine, cioè peccando per eccesso
o per difetto.
127. apprende: conosce; già Marco Lombardo ha detto che
l'anima ha una rudimentale conoscenza del bene, in quanto "
mossa da lieto fattore " (cfr. c. XVI, 89); a quel bene aspira. ("
disira ") e ciascuno si sforza (" contende ") di raggiungerlo. Ma, se
l'amore è fiacco, questa cornice ve ne castiga, dopo un giusto
pentimento. E' il peccato d'accidia punito appunto nel quarto girone.
133. Altro ben: il bene mondano.
136. L'amor: l'amore, che eccessivamente indulge ai beni
mondani, è punito nei tre cerchi a noi sovrastanti; sono i peccati
di avarizia, gola, lussuria. Cosi è chiarita la classificazione dei
peccati nel Purgatorio, semplicemente riferita ai sette peccati
capitali; analoga, ma più complessa classificazione dei peccati
nell'Infermo, è stata esposta, sempre da Virgilio, in Inf.XI.

Presentato da Luigi Minnaja