2. iterate: rinnovate, ripetute le accoglienze cortesi e liete.
4. Anzi: prima che Cristo, lavando la macchia del peccato
originale, consentisse alle anime degne di salire al cielo.
6. per Ottavian: per ordine di Ottaviano.
7. rio: colpa, cioè quella di non aver fede nel Cristo venturo.
14. ritornò: Sordello si era un poco allontanato (" si trasse " v. 3),
" come denno fare le savie persone, che non denno stare con
volto a volto " (Buti).
15. e abbracciòl là: " non più a collo, ma più giù, al petto o alle
ginocchia " (Torraca).
21. e di qual chiostra: da quale cerchio.
25. Non per far: non per aver fatto il male, ma per mancanza di
fede adeguata (" per non fare ") ho perduto la speranza di vedere
Dio ( " l'alto Sol " ).
28. non tristo: non contristato dai castighi divini (" martìri ").
30. guai: urla bestiali (cfr. Inf. c. III, 22).
33. l'umana colpa: il peccato originale, che il Battesimo cancella.
34. le tre sante virtù: le tre virtù teologali: le anime del Limbo
praticarono solo le quattro cardinali (" l'altre ").
39. ha dritto inizio: realmente comincia. Siamo ancora
nell'Antipurgatorio.
40. Loco: non ci è imposto ( " posto " ) un luogo determinato ("
certo ") ma mi è concesso andare all'intorno e verso la porta del
Purgatorio (" suso "); e per quanto posso procedere, ti sarò vicino
come guida.
43. dichina: declina, tramonta.
45. è buon: è bene pensare a un luogo adatto a trascorrervi la notte.
47. merrò: menerò, condurrò.
48. fier: saranno.
50. fora: sarebbe.
51. o non sarria: o non salirebbe per il fatto che non potrebbe
farlo con le sue forze?
55. non però: non però che vi fosse altro impedimento (" altra cosa
desse briga "), al salire oltre la tenebra notturna; quella frena la
volontà (" intriga ") soltanto col togliere la possibilità.
60. mentre: finché la linea dell'orizzonte nasconde il giorno.
61. ammirando: meravigliandosi (cfr. lat. mirari).
64. lici: lì.
66. quici: qui, cioè come i valloni incavano (" sceman ") i monti
qui sulla terra.
70. schembo: obliquo e né ripido, né pianeggiante ( " Tra erto e
piano " ).
71. lacca: è la valle incavata.
72. là dove: nella parte in cui l'avvallamento è meno profondo,
dove, cioè, il margine (" lembo ") comincia a scendere ( " muore "
) di oltre la metà ( " più ch'a mezzo " ).
73. cocco e biacca: il color rosso carminio ricavato dalla
cocciniglia (lat. coccum) e il bianco della biacca; cui si aggiunge
l'azzurro (" indaco ") e il colore brillante del chiaro (" sereno "), il
verde smeraldo, nel momento in cui si spezza (" in l'ora che si
fiacca "), mostrando all'interno un più acceso colore che in
superficie.
79. pur: soltanto.
84. non parean: non erano visibili dal di fuori, per via della valle
che li nascondeva.
85. s'annidi: si nasconda, tramonti completamente.
86. 'l Mantoan: Sordello, che aveva guidati (" vòlti ").
90. lama: depressione (cfr. Inf. c. XX, 79); è la valletta.
91. Colui: è Rodolfo d'Asburgo, che ha trascurato ( " negletto " )
il suo dovere nei confronti dell'Italia (cfr. c. VI, 103 e n.).
96. sì che tardi: sì che ormai tardi l'Italia rinascerà ( " si ricrea " )
per merito ed opera di un altro. Cioè, come Dante sperava, di
Arrigo VII.
99. che Molta in Albia : che la Moldava versa nell'Elba...
100. Ottacchero: è Ottocaro II, re di Boemia dal 1253 al 1278;
che, pur da fanciullo (" ne le fasce "), fu assai migliore
di suo figlio Venceslao da adulto.
103. nasetto: è Filippo III l'Ardito, re di Francia, così detto per il
suo piccolissimo naso. Fu padre di Filippo il Bello e di Carlo di
Valois; morì a Perpignano, fuggendo davanti all'incalzare di
Pietro III d'Aragona, disonorando il giglio, emblema della
Francia.
107. L'altro: è Enrico I il Grasso, re di Navarra dal 1270 al 1274,
suocero di Filippo il Bello (" mal di Francia " cfr. Inf. c. XIX, n. 83).
111. li lancia: li trafigge.
112. Quel che par: è Pietro III d'Aragona, il Grande.
113. colui dal maschio naso: è Carlo I d'Angiò.
114. d'ogne: fu adorno d'ogni virtù.
116. lo giovanetto : può essere Alfonso III, primogenito di Pietro
III, o l'ultimo figlio di questi, Pietro, morto in giovane età.
117. di vaso in vaso: di generazione in generazione, cosa che non
si può dire degli altri eredi (" rede "): Giacomo e Federico (v.
119).
119. Iacomo e Federigo: il primo, incoronato re di Sicilia nel
1286 col nome di Giacomo II e successo al fratello Alfonso nel
regno di Aragona; l'altro re di Sicilia nel 1296, col nome di
Federico II (cfr. c. III, n. 115). Ma nessuno dei due possiede la
virtù paterna (" retaggio miglior " ).
123. perché da lui si chiami: perché la si invochi da lui e la si
riconosca da lui concessa.
124. al nasuto: a Carlo I d'Angiò (cfr. v. 113).
126. Puglia e Proenza: il regno di Napoli (" Puglia ") e la
Provenza già si dolgono di Carlo II, figlio di Carlo I.
127. Tant'è: Carlo II (" la pianta ") è inferiore a Carlo I (" seme ")
tanto quanto la vedova di Pietro III (" Costanza ", figlia di
Manfredi) ancora (era viva nel 1300) si vanta del marito più di
quel che possano (" più che ") le due mogli di Carlo I (" Beatrice
" di Provenza e " Margherita " di Borgogna). In conclusione, la
frase vale: Carlo II è inferiore a Carlo I quanto Carlo I è inferiore
a Pietro III.
132. questi ha: Arrigo III d'Inghilterra ebbe una miglior
discendenza (" uscita "); allusione ad Edoardo I (1272-1307), detto il
Giustiniano inglese.
134. Guiglielmo Marchese: è Guglielmo VII, detto Spadalunga,
marchese del Monferrato, vicario imperiale e condottiero ghibellino,
morto in prigionia; per vendicarlo, il figlio Giovanni I assalì
Alessandria, città che con i dolorosi effetti
della controffensiva (" la sua guerra ") portò desolazione (" fa
pianger ") nel Monferrato e nel Canavese, che costituivano il
marchesato dell'aggressore.

Presentato da Luigi Minnaja