3. langue: è fiacco, perché facilmente si lascia
sedurre dai beni mondani.
5. appetito non si torce: il desiderio
non può esser volto al male.
7. Ben: bensì, tuttavia.
9. con le force: con le forbici, determinando l'oblio.
10. Dal "voi": l'uso del voi nel parlare, mal fu tollerato ("
s'offerie ") dal popolo romano il quale, poco perseverante in
esso, dà facilmente del tu.
13. scevra: in disparte.
14. quella che tossio: la dama di Malehaut, la quale tossi per
avvertire della sua presenza, quando Ginevra, al primo
convegno con Lancillotto, si trovò alla soglia del peccato ("
primo fallo scritto ") come si legge nel romanzo "Lancelot du
Lac". Qui Beatrice vuol richiamare l'attenzione di Dante
sull'atteggiamento un po' vanaglorioso determinato
dall'incauto voi, col quale vanta la propria nobiltà.
17. beldezza: sicurtà, fiducia.
18. più ch'io: al di sopra della mia condizione.
22. primizia: fondatore della famiglia.
25. l'ovil di San Giovanni: Firenze, di cui è patrono San
Giovanni.
27. di più alti scanni: d'occupare le cariche più elevate.
30. blandimenti: parole affettuose e carezzevoli.
33. non con questa moderna favella: parlando il fiorentino
antico, ovvero un linguaggio più nobile della parlata
corrente.
34. Da quel dì: dal giorno dell'Annunciazione, il 25 marzo,
dal quale i Fiorentini computavano gli anni.
38. questo foco: questo ardente cielo di Marte venne a
riaccendersi (" rinfiammarsi ") sotto la costellazione del
Leone per 580 volte. Secondo l'"Almagesto", la rivoluzione dl
Marte si compie in 687 giorni circa, che moltiplicati per 580,
e divisi per i 365 della rivoluzione terrestre, portano la data
di nascita di Cacciaguida al 25 gennaio del 1091.
41. l'ultimo sesto: il sestiere di Porta San Pietro, che i
corridori dell'annuale palio di Firenze incontrano per primo
sul loro percorso e dove sorgevano le case degli Elisei.
45. onesto: opportuno. Forse Dante non sapeva di più o gli
parve sufficiente la nobiltà derivante da un antenato crociato.
47. tra Marte e 'l Batista: tra la statua di Marte, sul Ponte
Vecchio e il Battistero di San Giovanni.
48. erano il quinto: costituivano la quinta parte di quanti ne
vivevano ai tempi di Dante. Dal che si desume che la
popolazione di Firenze era quintuplicata dai tempi di
Cacciaguida il quale, con ciò, risponde alla terza domanda.
50. di Campi...: Campi in Val di Bisenzio, Certaldo in
Valdelsa, Figline (" Fegghine ") nel Valdarno.
51. ne l'ultimo artista: fin nel più umile artigiano.
52. vicine: cioè non ancora " miste ".
53. Galluzzo...Trespiano: due borgate prossime a Firenze.
56. del villan d'Aguglion: è Baldo d'Aguglione, autorevole
giureconsulto, autore dei falsi operati nei registri pubblici,
per cui cfr. Purg. c. XII, n. 100. L'altro è Fazio Morubaldini
da Signa, più volte priore e sospetto di baratteria. Aguglione
(o Aquilone) è un castello in Val di Pesa, Signa è un paese
presso Firenze.
59. noverca: matrigna, cioè ostile all'imperatore (" Cesare ").
Tale " gente " è costituita dagli ecclesiastici della Curia
romana.
61. tal: è divenuto (" fatto ") fiorentino ed esercita le
redditizie professioni del cambiavalute e del mercante, taluno
( " tal " ) proveniente dal contado, che tutt'al più si sarebbe
trasferito a Simifonti, piccolo capoluogo, dove i suoi antenati
andavano in cerca di elemosine.
64. Montemurlo: castello tra Pistoia e Prato, già appartenuto
ai Guidi, " Conti " per antonomasia.
65. i Cerchi: famiglia originaria del piviere, o gruppo di
parrocchie dipendenti dal piovano di Acone in Val di Sieve.
66. i Buondelmonti: famiglia originaria del castello di
Montebuoni in Val di Greve.
69. come del vostro: come del vostro male è causa il cibo
che si ingerisce sopra ad altro già ingerito (" che s'appone ").
73. Luni...: città rovinata già ai tempi di Dante e il cui
ricordo resta nel nome Lunigiana, passato alla regione dove
essa sorse. Orbisaglia: presso Macerata, città distrutta da
Alarico (era la romana "Urbs Salvia").
75. Chiusi...: antica città etrusca, e Senigallia ("Sinigaglia"),
nelle Marche, entrambe in rovina ai tempi di Dante.
82. E come 'l volger: la luna ha diretta influenza sulla marea.
87. onde è la fama: la cui fama è oscurata dal tempo.
88. li Ughi: questi e i seguenti sono nomi di illustri
contemporanei di Cacciaguida.
94. Sovra la porta: nel sestiere di Porta San Pietro avevano le
loro case, al tempo di Dante, i Cerchi e i Donati, sempre in
lotta tra loro, e perciò la porta è gravata ( " carca " ) da tanto
scandalo da esser causa di sciagura per la città intera.
97. i Ravignani: nobile famiglia, dalla quale è disceso Guido
Guerra (cfr. Inf. c. XVI, n. 37) e chiunque altra ha preso del
nome di Bellincione Berti (cfr. c. XV, 112); cioè gli Adimari
e i Donati, discesi da due figlie di Bellincione.
100. Quel de la Pressa: i rappresentanti della famiglia della Pressa
conoscevano l'arte di governare. Di fede ghibellina, tradirono i
Fiorentini a Montaperti.
101. Galigaio: i Galigai avevano in famiglia un cavaliere, al
quale spettava la spada dall'impugnatura dorata.
103. Grand'era: già erano grandi i Pigli, che per insegna
avevano "una colonna listata a strisce di pelle di <<vaio>> " (Del
Lungo). Il "vaio" è lo scoiattolo.
104. Sacchetti: furono di parte guelfa; i Giuochi, i Fifanti, i
Barucci, i Galli furono ghibellini. Quelli "ch'arrossan per lo
staio" sono i Chiaramontesi, noti per la frode del sale
commessa da Donato, uno di essi (cfr. Purg. c. XII, n. 100).
106. Lo ceppo: i Donati e i Calfucci nacquero da un unico
ceppo.
108. a le curule: alle sedie curuli, ovvero alle più alte
cariche. Sizii e Arrigucci erano guelfi e abitavano presso
Porta del Duomo.
109. Oh quali: allude agli Uberti, di parte ghibellina (cfr. Inf.
c. X, 82 e segg.).
110. le palle de l'oro: palle d'oro in campo azzurro era
l'insegna dei Lamberti.
112. i padri di coloro: gli antenati dei Visdomini e dei
Tosinghi i quali, ora, hanno l'incarico di amministrare i beni
vescovili quando il seggio è vacante e si impinguano in
questa loro funzione (" consistoro " è ironico).
115. L'oltracotata schiatta: l'oltracotante famiglia degli
Adimari, che si fa drago (" s'indraca ") dietro a chi fugge...
" Era irato a questa famiglia il Poeta, perché Boccaccio
Adimari occupò i suoi beni, poi che fu mandato in esilio "
(Landino).
119. sì che non piacque: Ubertino Donati, genero di
Bellincione Berti, si sdegnò con il suocero, per averlo reso
parente degli Adimari quando diede una delle sue figliole in
moglie a un giovane di quella famiglia.
121. Caponsacco: famiglia ghibellina d'origine fiesolana.
Avevano le case presso Mercato Vecchio.
123. Giuda e Infangato: famiglie ghibelline.
125. nel picciol cerchio: nella cerchia delle mura antiche
c'era una porta che prendeva il nome dai della Pera (porta
Peruzza), famiglia del tutto dimenticata
ai tempi di Dante.
127. Ciascun: tutte le famiglie (Giandonati, Pulci, Nerli,
Gangalandi, Della Bella, Alepri) che inquartano nelle loro
insegne le doghe rosse e bianche concesse dal Marchese
Ugo di Toscana (" gran barone "), il cui nome e la cui virtù
ricorda ai cittadini la festa di San Tommaso, in cui ricorre
l'anniversario della sua morte, ebbero da lui ordini e privilegi
cavallereschi, sebbene ( " avvegna che " ) oggi parteggi per la
plebe colui che fascia l'antica insegna nobiliare con un fregio
d'oro. Si allude a Giano Della Bella, i cui Ordinamenti di
Giustizia, del 1293, favorirono apertamente il popolo.
133. Gualterotti e Importuni: abitavano in Borgo Santo
Apostolo, che sarebbe più tranquillo se non fosse stato
invaso da cittadini venuti di fuori.
136. La casa: è la casa degli Amidei, dalla quale nacque il
vostro pianto (" fleto "), per le discordie causate dal " giusto
disdegno " di costoro in occasione dell'offesa ricevuta da
parte di Buondelmonte Buondelnmonti, il quale aveva
rifiutato di sposare una Amidei, cui già s'era promesso.
Buondelmonte fu ucciso (1216) e da allora in Firenze furono
i Guelfi e i Ghibellini (cfr. Inf. c. XXVIII, n. 106), divisione
che uccise (" che v'ha morti ") il vivere pacifico (" lieto ").
141. per li altrui conforti: per le istigazioni di Gualdrada
Donati, che lo convinse a sposare sua figlia.
143. t'avesse conceduto ad Ema: ti avesse annegato nel
fiume Ema quando, per la prima volta, venisti a Firenze dalla
tua Montebuoni.
145. pietra scema: la statua mutilata di Marte, che è a
guardia di Ponte Vecchio (cfr. Inf. c. XIII, n. 147).
147. vittima: Buondelmonte fu trucidato ai piedi della statua di
Marte, la mattina di Pasqua del 1216.
153. non era ad asta...: non era mai accaduto che i nemici
trascinassero lo stemma di Firenze (" 'l giglio ") con il
drappo a terra, come invece fecero i Senesi dopo Montaperti.
Era usanza dei vincitori rovesciare per dileggio il vessillo
dei vinti. E la bandiera non era ancora stata arrossata dal
sangue sparso per le discordie civili. Nel 1251, alla cacciata
dei Ghibellini, i Guelfi decisero di mutare l'insegna originaria
della città, costituita da un giglio bianco in campo rosso, per
distinguersi dagli avversari, che vollero invece mantenerla; e
le sostituirono il giglio rosso in campo bianco, rimasto intatto
fino ad oggi.

Presentato da Luigi Minnaja