1. coda aguzza: materialmente rappresentata da una velenosa
biforcazione, (cfr. v. 26) la coda di Gerione, simbolo
della frode, é aguzza perché penetra (" passa ") le montagne e
abbatte qualsiasi ostacolo (" rompe i muri e l'armi ").
5. a proda: all'orlo, vicino al limite (" fin ") del margine di pietra
dove avevano camminato.
8. arrivò : nel senso etimologico di : trasse a riva la testa e il
busto.
9. non trasse: la coda resta nascosta nella voragine, come
nascosta é l'insidia contenuta nella frode.
10. La faccia: la frode, dunque, si presenta con un volto
insospettabile, ma solo in superficie (" la pelle "); ché tutto il resto
ha natura di serpente con attributi bestiali (" branche... pilose...
ascelle ").
15. di nodi e di rotelle: simboleggiano i raggiri consueti alla frode.
17. Tartari nè Turchí: né Tartari, né Turchi eseguirono mai tessuti
("sommesse": stoffe messe sotto un ricamo). o ricami ("
sovraposte " : ricami posti sopra una stoffa), con più diversi
colori.
18. nè fur tai tele: né furono poste sul telaio (" imposte ") tele
simili (" tai " : tali) da (" per ") Aracne, o Aracne, famosa
tessitrice lidia, la quale superò Minerva nell'arte del ricamo e, per
vendetta, fu trasformata in ragno.
19. i burchi: sorta di barche da trasporto.
21. lurchi: ghiottoni (cfr. lat. lurco).
22. lo bivero: il castoro (cfr. lat. fiber o biber) si acconcia a
pescare i pesci, come si credeva, immergendo la coda in acqua.
25. Nel vano: nel vuoto della voragine.
26. la venenosa forca: la velenosa punta biforcuta.
31. a la destre mammella: verso il lato destro.
33. per ben cessar: per evitare il sabbione e le fiamme.
36. propinqua al loco scemo: vicina al luogo mancante di riparo,
aperto sulla voragine.
39. la lor mena: la loro condizione. Sono i violenti contro l'arte,
cioè gli usurai, che siedono sul sabbione ardente.
41. con questa: con la fiera, Gerione.
43. la strema testa: l'orlo estremo.
46. lor duolo: il loro dolore si manifestava in un irrefrenabile e
silenzioso pianto.
49. di state: durante la calura estiva.
50. col ceffo: col muso lungo.
58. certo colore e certo segno: un determinato colore e un
particolare disegno.
57. e quindi: e di quella borsa sembra che il loro occhio si sazi ("
si pasca ").
59. vidi azzurro: una macchia di colore che aveva l'aspetto ( "
faccia " ) e l'atteggiamento (" contegno ") d'un leone. E' lo stemma
dei Gianfigliazzi, famiglia guelfa di parte nera.
61. procedendo: avanzando il carro (" curro ") del mio sguardo.
62. un'altra: la borsa mostra un'oca bianca su fondo rosso e
rappresenta lo stemma degli Obriachi, famiglia ghibellina di
Firenze.
64. E un: la scrofa azzurra in campo bianco rappresenta la
stemma degli Scrovegni, famiglia padovana.
68. sappi: temendo che Dante, vivo, possa riportare su nel mondo
notizie della sua pena, l'interlocutore si vendica, annunciadogli
che il suo concittadino (" vicin ") Vitaliano del Dente, podestà di
Padova, lo raggiungerà presto e sederà alla sua sinistra.
72. Vegna: è il grido dei due fiorentini che, beffardamente
invocano la prossima venuta del concittadino Giovanni dei
Buiamonti, detto per scherno "il cavalier sovrano" e il cui stemma
reca tre caproni (" becchi ").
74. la lingua: lo sberleffo finale accentua il carattere
bestiale del dannato.
76. no 'l più star: che il restare più a lungo
83. ch'i' voglio esser mezzo : intendo trovarmi in mezzo per
preservarti dal male.
85. riprezzo: il brivido della febbre malarica (" quartana "), che ha
già le unghie illividite.
87. pur guardando 'l rezzo: soltanto a guardare un luogo ombroso
e ventilato.
90. che innanzi: che dinanzi a un padrone coraggioso (" buon ")
rende forte il servo.
91. m'assettai: mi accomodai.
95. ad altro forse: in altre situazioni incerte.
97. Gerion: il Gerione mitologico aveva tre corpi e tre teste; il
mostro dantesco ne ha conservato soltanto il nome.
98. le rote: i giri siano ampi e la discesa sia lenta.
99. nova : inconsueta.
101. quindi: di lì.
102. a gioco: a suo agio.
107. Fetonte: figlio del Sole, ottenne dal padre il permesso
di guidare il suo carro celeste, ma non seppe reggere i cavalli ("
abbandonò li freni "), per cui il cielo, come ancora appare, si
bruciò (" si cosse ") dando origine alla Via Lattea.
109. Icaro: figlio di Dedalo, volò col padre da Creta ove erano
prigionieri, con l'ausilio di ali formate da penne d'uccello tenute
insieme dalla cera. Il giovinetto, volando alto, si accostò troppo al
sole e sentì le penne cadere (" spennar ") essendosi liquefatta la
cera.
112. che fu la mia: da collegare a " Maggior paura... ", v. I06.
113. spenta: la tenebra della voragine impedisce ogni vista.
117. mi venta: mi fa vento.
121. più timido a lo stoscio:più timoroso di saltare giù, di cadere ("stoscio"=salto, caduta).
128. sanza veder: senza aver scorto una preda (" uccello ") ne il
richiamo (" logoro " ) delude il falconiere che esclama : " Ohmè tu
scendi ", e ritorna sconfitto (" lasso ") là donde era volato pieno di
baldanza ( " isnello " ).
131. e da lunge si pone...: dal falconiere, " perché sa di averlo
scontentato, tutto pieno di dispetto e di corruccio "
(Torraca).
134. al piè al pié: proprio al piede, cioè rasente alla ripida parete
rocciosa ( " rocca " ).
135. discarcate: scaricate, deposte.
136. cocca: la parte terminale della freccia.

Presentato da Luigi Minnaja